venerdì 14 giugno 2019

Concerto nel chiostro - Francesco Libetta e Giulio Galimberti - Museo Diocesano Taranto



Ecco, trovarmi a parlare di musica non è mai facile. Mi sento sempre un po' come un bambino delle elementari che deve tradurre Tacito, ma ai concerti di Francesco Libetta, grazie alla commistione e convivenza con la danza mi sento un po' più tranquilla sull'esprimere un sentimento da pura ascoltatrice. A room for dancing and playing 😊

Infatti la varietà del programma che butta un occhio alla danza (anche se meno che al Gerolamo di un mese fa) mi rende la cosa meno estranea.


Il concerto nel chiostro del Museo Diocesano, che permette di stare all'esterno ma di dare la stessa intimità di un interno assai adatta ad un concerto di pianoforte, è stato un esempio di come, mostrando tante facce della musica colta, si possano avvicinare varie specie di ascoltatori umani e non (Tzar è stato sotto una sedia educatissimo, con le orecchie vigili, e un grande grazie al MuDi che lo ha fatto entrare. I gabbiani del porto hanno sottolineato certi passaggi con accenti un po' dissonanti ma efficaci.)













Restano negli occhi, nelle orecchie e nel cuore delle esecuzioni meravigliose di Satie, la prima Gymnopedie suonata da Libetta e la Piège du Méduse danzata con eleganza e pulizia da Giulio Galimberti sulla coreografia di Stefania Ballone che risuonava un po' di un'immagine di Merce Cunningham che la ballò nel '48. 

The Ruse of Medusa: performance at Black Mountain College, 1948. Fuller and Cunningham Photo: Clemens Kalischer

Già messo in scena a Napoli e a Milano per Pianocity, lo scimmione meccanico che fa da intermezzo nella pièce teatrale e che balla piccole danze brillanti, dà modo ai tre artisti di ricreare un gioiello dell'assurdo, allegramente surreale e visionario come Satie sapeva essere.




E' poi seguita tutta la meraviglia di un interprete unico come Francesco Libetta nella Wanderer di Schubert, da lasciare senza fiato, anche per i profani in sala. Meravigliosa.



Poi tre brevi deliziose miniature di Godowsky, lontane dai virtuosismi dai mitici studi su Chopin ed elegantissime a quattro mani con Galimberti.



Nel tutto non va dimenticato Liszt con il Sonetto 104 del Petrarca dagli Années de pélegrinage e una Tarantella indiavolata in cui Libetta ha scatenato quintali di tecnica e di interpretazione.















Da qui si è passati alla prima mondiale di un lavoro di Capogrosso "Sortilège" che integrava musica pittura e danza nella più ampia lettura di un concetto di arti sorelle. Interessante esplorazione, vi si può leggere la storia di un musicista che preso dal sacro fuoco della pittura esprime le proprie emozioni danzando intorno alla tela e dipingendola di getto. Per poi tornare esausto al piano dopo aver scaricato tutto l'estro creativo.
Mah, chissà se corrisponde a quello che volevano dire ahahahah, io l'ho capita così.


 

A seguire "Coreofonia" di Orazio Sciortino, dove la musica si fa gesto e viceversa, mentre le 4 mani si fondono sulla tastiera in un infinito ripetersi di note delicate e lunghe.
Sempre su coreografia di Stefania Ballone.







E di questo per un 0,1% mi sento anche un po' orgogliosa responsabile, ma si sa i catalizzatori non servono a nulla di per sè se non a scatenare reazioni.
E questa mi è sembrata una gran bella reazione.

E un grazie particolare a Orsola Gentilini senza la quale molto difficilmente avrei conosciuto Francesco Libetta, e che mi ha passato la passione per i concerti di pianoforte.

Artisti sudatissimi ci hanno regalato una serata estiva piena di sorprese, di immaginazione e di sogno.
Grazie di cuore.


E per chiudere ecco il bis con Galimberti



P.S. stavolta le foto come ben si capisce sono state fatte con l'i phone