martedì 27 marzo 2018

Mahler 10, Petite Mort e Bolero - Teatro alla Scala



Ancora una bella serata in Scala con una novità mondiale di Aszur Barton, un capolavoro immortale di Kylian (finalmente di nuovo in scena)  e una ripresa di Bolero di Béjart di grande risonanza mediatica 😃

MAHLER 10
Mahler 10 della Barton mi è scivolato un po' via, formalmente molto elegante, grande emozione data dalla musica di Mahler, ma difficilmente mi aspetto di rivederlo sulle scene scaligere. Un grande Sutera, Toppi e Vassallo più che degne di nota.

Antonino Sutera in prova

PETITE MORT
Probabilmente Mahler 10 è rimasto schiacciato dalla potenza espressiva di un capolavoro come Petite Mort, che è una combinazione perfetta e portata all'essenza (Black & white, infatti) di concetto, coreografia, musica, luci e coup de theatre.
Nelle serate in cui Bolero era ballato da Roberto Bolle ed evidemente la maggior parte del pubblico era venuta per vedere lui, ho avuto la netta sensazione che chi non conosceva Petit Mort non si aspettasse un tale capolavoro oltretutto ballato così bene dall'ensemble scaligero. Ci sono stati degli applausi veramente prolungati, sinceri e potenti.
Splendidi i ballerini scaligeri in questa edizione, atletici, espressivi, ritmicamente perfetti. Entrambe le distribuzioni di effetto, magari qualcuno meno forte ma comunque sempre ad un alto livello.

Gioacchino Starace

Timofej Andrjiashenko

Antonino Sutera e Massimo Garon









Gioacchino Sarace e Paolo Giovenzana


Vittoria Valerio

Ho sempre negli occhi la capacità incredibile di interpretare la musica e gli accenti del pianoforte di Johan Inger ed Elke Schepers, nell'edizione di NDT trasmessa in TV da Vittoria Ottolenghi, e da quel momento in  poi  non sono più riuscita a sentire la musica di Mozart senza "vederla" ballata. E l'emozione dei vestiti neri che scivolano verso il pubblico sull'attacco meraviglioso dell'orchestra... brivido ogni volta.

Antonino Sutera e Antonella Albano






I ballerini scaligeri sono stati diversi, forse un po' più classici vista la loro natura rispetto a quelli di NDT, ma mi sono piaciute tutte le coppie.
In primis Sutera e Albano che con Zeni e Manni si sono alternati nell'iconico quarto passo a due che resta al top della coreografia mondiale per interpretazione della musica. Poi Fagetti e Arduino che si è alternata con Schembri nel quinto con Toppi e Andrjiashenko, poi Starace e Giovenzana nel terzo, Agostino e Vassallo con Garon e Lunardi nel sesto.
Ma anche tutti gli altri a grandi livelli. Bravi. Che emozione (quelli dietro mi avranno odiato perchè rifacevo tutto con la testa e i piedi ahahahah)


Virna Toppi e Timofej Andrjiashenko






Massimo Garon e Giulia Lunardi





Eugenio Lepera



Christian Fagetti e Martino Arduino

Christian Fagetti e Giulia Schembri





















BOLERO
E poi Bolero. Portato di nuovo in Scala da Roberto Bolle, ennesima occasione di far parlare di sè su tutti i media italiani, è stato però banco di prova anche per tre giovani scaligeri: le due neo prime ballerine Toppi e Arduino e il giovane Starace aggiunto nel corpo di ballo.
La scelta mi ha lasciato spiazzata perchè, ammetto, io ricordo Bolero dato da Béjart solo a personalità della danza che vanno oltre il carisma di un danzatore o di una danzatrice con una vita di palcoscenico alle spalle (Savignano Donn Plisetskaya, Dupond, Guillem e tutti gli altri che non cito solo  per questioni di spazio). Mai a danzatori così giovani. Ma Roman non è Béjart.
E' stata peraltro una sorpresa piacevole anche se vanno visti con gli occhi di chi guarda un danzatore di poco più di vent'anni.

Tutti e tre con il loro carattere.
Arduino elegantissima, con un giusto crescendo mai esagerato, molto efficace di una sensualità sottile e trascinante: alla fine in palco ero in piedi 😃.

Martina Arduino

Toppi, mi si conceda il termine in accezione assolutamente positiva, più "animalesca" con questa coda bionda infuocata.

Virna Toppi

Starace, forse  un pochino meno efficace della ragazze nella prima parte, che secondo me per un uomo è certamente la più diffcile, ma potente e mascolino senza essere mai volgare ma anzi molto seduttivo, nella seconda parte.

Gioacchino Starace

In modo diverso ho apprezzato come tutti e tre, ribadisco pur non essendo confrontabili con i giganti di cui sopra, hanno affrontato il tavolo rosso, che a vent'anni mette ancora pù soggezione.
Confrontabile avrebbe dovuto essere Bolle, da cui mi aspettavo il carisma di anni di palcoscenico e che invece mi ha lasciato assolutamente neutra. Un bel corpo con la faccia seria, statuario e muscoloso su un tavolo rosso che balla in mezzo ad un corpo di ballo. C'est tout. Ma è solo il mio pensiero e so di essere controcorrente.

Mi spiace non aver visto Ros e Favreau,star del BBL, che purtroppo erano in date oggettivamente "strane" (Giovedi e Venerdi Santo), di cui mi hanno tutti parlato in modo entusiastico, e  dove invece il confronto con l'étoile di casa nostra sarebbe stato molto interessante.


E poi che dire? Bolero tecnicamente non ha difficoltà insormontabili, fisicamente ci vuole resistenza: poi sta tutto nella qualità del gesto, negli occhi, negli sguardi, nella capacità di interpretare il crescendo e di trascinarsi dietro l'audience e il corpo di ballo.
L'unico alla Scala che lo poteva ballare come un étoile del calibro di Savignano era Massimo Murru.
E anche questa volta la Scala ha perso una grande occasione. E ce ne saranno sempre meno.
A fronte di un botteghino certamente importante e a serate sold out. Importante certo, ma davvero conta solo questo?