sabato 25 gennaio 2020

Serata Van Manen Petit - Corpo di Ballo Teatro alla Scala


Finalmente si può vedere Van Manen in Scala: mancava da troppo tempo.

Le sue coreografie sono un classico del Novecento e di oggi, da cui una compagnia che vuole essere di livello internazionale non può prescindere. Senza nulla togliere ai balletti di Petit inclusi nel programma, visti però nel passato recente, ritrovare Adagio Hammerklavier ballato dai "nostri" è stata un'emozione.
Invece non avevo mai visto dal vivo nè Kammerballett nè Sarcasmen e mi sarebbe tanto piaciuto vedere Five Tangos (forse avrebbe movimentato un po' troppo il programma? 😊 ),  ma sarebbe sbagliato non apprezzare un programma vario che fa conoscere al pubblico scaligero un coreografo del genio di Hans Van Manen.

Van Manen, e in particolare Adagio, coreografia di grande musicalità, vive di linee precisissime, rarefatte e sospese, che nella loro eleganza raffinata comunicano in modo sottile le dinamiche fra tre coppie di ballerini.





Avevo visto Hammerklavier a Vicenza con una Konovalova incredibile e una bellissima Olga Esina. E l'arabesque off balance che termina in un penchè da brivido, in un'atmosfera algida rarefatta ma per nulla fredda, mi aveva sbigottito.


Forse i nostri sono stati più "caldi" nell'interpretazione, meno nordici. Ma tutti hanno trovato le linee geometriche giuste e precise, che su tre coppie che ballano in contemporanea sono difficilissime.
Per nominare qualcuno, Martina Arduino e Maria Celeste Losa sono state eccellenti, Del Freo preciso e statuario e la giovane coppia  Di Clemente e Starace molto fresca ed elegante, così come Vassallo e Cazzato.







Ancora coppie in Kammerballet, quattro questa volta, composte da personaggi ognuno con il proprio carattere, per me rappresentato anche dal colore del costume. Entrano alla spicciolata con uno sgabello per andare a collocarsi nel proprio posto sulla scena, e poi ballare in a soli in coppia o in tre.






Kammerballett percorre dinamiche diverse di rapporti fra coppie stavolta con interpretazioni più marcate e definite su musiche di Scarlatti Cage e Karayev.  Ho amato il pezzo di Scarlatti nell'interpretazione di entrambi i cast, in particolare di Corrado e Risso. Misteriose sensuali e un po' rabbiose Vassallo e Albano, donne in nero.










Ultimo pezzo di Van Manen è Sarcasmen: ancora una dinamica di coppia questa volta sarcastica ironica garbata anche se decisamente disinibita. Due ballerini flirtano ma snobbandosi a vicenda per finire comunque alleati e complici.







Pezzo divertente, ma difficilissimo trovare l'equilibrio nell'interpretazione: può essere moscio o diventare una macchietta se non è gestito bene dai due interpreti. Coviello è stato magistrale e spiritoso, Manni, forse più trattenuta nelle primissime recite, nel tempo ha preso confidenza e ha trovato la vis comica giusta. La complicità fra i due era evidente e l'effetto decisamente spassoso.





Bella coppia ironica, brillante e molto divertente anche Arduino e Starace, quest'ultimo lanciato in scena in sostituzione di Del Freo febbricitante. Bell'affiatamento nonostante non avessero mai provato insieme e grande professionalità




Per ricondursi ai due balletti di Petit partirei proprio da Sarcasmen: tre coppie che combattono in atmosfere diverse.
Sarcasmen è una schermaglia sarcastica fra due innamorati, mentre il Combat des Anges è una lotta tra bene e male, tra purezza e corruzione dell'animo. Jeune Homme et la Mort è la disperata e perdente resistenza di un ragazzo di fronte al fascino della Morte.



Combat è una coreografia bellissima nella sua specularità. Gli stessi passi inesorabili uno di fronte all'altro, Saint Loup sempre con un anelito di sofferenza davanti alla seduzione perversa di Morel.






Bella interpretazione di Coviello come Saint Loup in coppia con Agostino, e mi è piaciuto molto Corrado in Morel. Me lo sono ricordato nello Chant con Murru (e in effetti c'è qualcosa nel Combat che mi riporta allo Chant anche se in modo molto meno potente). Anche il giovanissimo Di Cristo ha affrontato il ruolo di Morel con precisione, e ovviamente deve maturare sul personaggio.






Ultimo ma sicuramente gioiello della serata, Jeune Homme capolavoro incredibilmente senza tempo con Bolle un po' manieristico e sopra le righe ma sicuramente atletico. Manni è stata una morte perfida e tagliente. (ma quanto le stanno bene le parrucche, ho visto poche ballerine reggere la parrucca del terzo atto di Manon, quella bianca settecento della Bella e questa nera che indurisce i lineamenti a chiunque)

Aspetto di vedere Coviello e Arduino in Jeune Homme.
Nel frattempo ho visto anche Nicola Del Freo, bravissimo, una piacevole sorpresa. Fisico e faccia perfetta per il ruolo ha mostrato anche una grande capacità interpretativa. Bravo.