domenica 20 ottobre 2019

Sogno di una notte di mezza estate - Vito Mazzeo e Maia Makhateli - cor. Paul Chalmer - Teatro San Carlo



Andare a Napoli per questo Sogno è stata davvero una grande soddisfazione. In primis perchè rivedevo ballare Vito Mazzeo dal vivo e non è cosa di tutti i giorni, insieme a una bellissima Maia Makhateli, direttamente da Amsterdam. 


Poi questo spettacolo è studiato in dettaglio con una grande preparazione culturale e artistica da parte di Paul Chalmer, e il coreografo ne dà una lettura tradizionale e neoclassica che si stacca dalle versioni di Ashton e di Balanchine. Per me particolarmente piacevole ed inaspettata la scelta di inserire il primo movimento della Sinfonia Italiana di Mendelssohn.


Eleganti i costumi di Elena Mannini, molto classiche e ispirate a bozzetti storici le scene di Pasqualino Marino .
Poi vedere per la prima volta il Teatro San Carlo è un'esperienza notevole. Insomma è stata proprio una bella trasferta.

Vito è un Oberon etereo, elegantissimo, raffinato ma anche di carattere e impertinente.






Maia Makhateli una Titania dolce non autoritaria con una tecnica smagliante.






Puck era Carlo De Martino brillante spiritoso e sufficientemente casinaro, brave le coppie dei fidanzati, mi è piaciuta molto Chiara Amirante una bellissima Ippolita. 




Salvatore Manzo come Paride ha avuto occasione di sfoderare una tecnica molto precisa, ma non mi è arrivato altro. Anche Staiano un po' inespressivo.


Comunque il Corpo di Ballo nel suo insieme  ha tenuto abbastanza bene: anche immaginando tutte le difficoltà che una compagnia così può attraversare sono decisamente tutti ammirevoli.

Il punto più alto per me è stato il passo a due fra Oberon e Titania molto lirico, tenero ed emozionante











Bella la coreografia del passo a due litigioso di Ermia. 







E il San Carlo è davvero un gran bel teatro. Non credo sia il più bello del mondo come tanti mi hanno detto ma è sicuramente fra i più belli. Peccato i posti in palco da 8 dove si sta ben più pigiati che alla Scala.


E Napoli è unica. 😍









giovedì 3 ottobre 2019

Giselle - Vittoria Valerio e Claudio Coviello - Teatro alla Scala


"Il grande artista si vede dall'infinitamente piccolo".

Ultimamente leggendo un "librino" di Alberto Mattioli, " Meno grigi e più Verdi", mi è venuta all'occhio, questa frase di Stendhal che difficilmente può essere più calzante per descrivere la Giselle di Vittoria Valerio e di Claudio Coviello.



Una Giselle piena di sfumature, di colori interpretativi, di momenti intensi che fanno capire la profondità e il senso di questo capolavoro che non ha tempo anche nelle sue versioni più tradizionali, come questa della Chauviré, grazie al modo in cui lo vivono e lo trasmettono i suoi interpreti.



E con questo intendo tutti i suoi interpreti  a cominciare ovviamente dai protagonisti, meravigliosi, per arrivare a tutti gli interpreti anche cosiddetti secondari che però hanno un ruolo molto importante.

Giselle 
La Valerio è Giselle: vivace, frizzante e vitale nel primo atto, la sua uscita dalla casa è pimpante, una ragazzina curiosa.










Non c'è niente di melenso in lei. L'assolo del primo atto pulito e senza esibizionismi, delizioso, molto musicale. Il cambio di registro nella pazzia è misurato, non è una sceneggiata, è sinceramente sconvolta, fragile ma allo stesso tempo una furia, è credibile.










Il secondo atto è struggente perfettamente in stile. Le linee curate, morbide, nonostante l'estrema magrezza. Il finale con Coviello è un momento di emozione intensissima ed ha il suo apice nella diagonale di pas currus con le pause e le riprese sottolineate dagli accenti della musica:  Giselle sfugge ad Albrecht verso la tomba ed è straziante, da brividi.











Una coppia affiatatissima con un'intesa rara: hanno fatto ancora emozionare anche una vecchia ballettomane come me 😊











Albrecht
Claudio Coviello, dopo Armand Des Grieux e Lensky, si conferma ancora una volta un artista eccellente e ha raggiunto un livello di maturità artistica che gli permette di padroneggiare la scena e di tratteggiare con sicurezza la personalità del suo Albrecht.
















Così diverso tra primo e secondo atto ma sempre incisivo, dà vita al personaggio e racconta la sua storia con sicurezza anche attraverso piccoli gesti personali e spontanei che lo rendono reale e con un carattere ben delineato. Tecnicamente molto leggero, morbido, elegante e preciso, è una eccellenza  scaligera a livello internazionale. Non capirò mai perché la Scala coltiva certi talenti e poi li mette in terzo cast con solo due recite.













Hilarion
Personaggio che può risultare talvolta sopra le righe Hilarion, se ci si pensa bene ha un ruolo fondamentale. E' lui che ama sinceramente, che smaschera Albrecht, lui che scopre le ipocrisie alla fine viene punito. In amore avere ragione spesso non serve. Ingiusto, ma tutti, com'è come non è, tengono per Albrecht, principe mascalzone e poi redento ma punito con la solitudine.










Christian Fagetti è un Hilarion efficace sinceramente disperato, nella scena della pazzia segue Giselle con una presenza sempre empatica, non sorride quando le fa vedere la madre, capisce che sta impazzendo. Grandi capacità attoriali e presenza scenica. Speriamo di vederlo ballare presto in altri ruoli.

Bathilde
E che dire di Bathilde? offesa anche lei da un comportamento traditore e oggettivamente meschino di Albrecht. Mica è colpa sua se è una nobile...  eppure non suscita la benché minima simpatia, e spesso passa via come personaggio.









Eppure, la presenza della Montanari che ne delinea il carattere e la dignità nella profondità dell'offesa,  rendono Bathilde un cameo esemplare. Solo una grande artista riesce a dare corpo e anima ad un personaggio così.

La mamma di Giselle
Deborah Gismondi una delle mamme di Giselle più credibili e tragiche che abbia visto finora.







I contadini 
Amo questo passo a due da quando avevo meno di sedici anni (anche meno,  appesa come un pollo alla sbarra in alto del loggione urlante per Vescovo e la Grossi, Podini e la Geroldi. Martina Arduino e Nicola del Freo lo hanno ballato splendidamente, buona partnership, tecnicamente precisi, entrambi assolutamente a livello di queste variazioni belle toste.

















In un altro cast ho visto anche i giovanissimi Linda Giubelli e Domenico di Cristo, freschi, sorridenti, magari lui appena meno preciso, ma gioiosi e trascinanti. Sono delle vere promesse per il futuro.











Myrtha
Celeste Losa precisa, chirurgica, fredda come Myrtha deve essere.









Le due Willi
Alessandra Vassallo ed Emanuela Montanari perfette come linee. Ma senza nulla togliere ad Alessandra che è una solidissima interprete, nella Willi di Emanuela ci ho rivisto tutto il dolore di Giselle, ma con in più la rassegnazione al proprio destino e la malinconia di uno spirito senza più speranza.












Tutte le Willi
Il Corpo di Ballo è il terzo protagonista di Giselle e noi abbiamo uno dei corpi di ballo più belli del mondo: queste Willi sono ad altissimi livelli, grazie al loro impegno e al lavoro di Laura Contardi. Da applausi a scena aperta.