martedì 22 dicembre 2015

Cinderella di Bigonzetti- Christian Fagetti e Nicoletta Manni


Prima di parlare del balletto, devo fare una premessa doverosa : vedere ballare Christian Fagetti in questa Cinderella di Bigonzetti (che ha ballato il 22 dicembre ed anche in sostituzione di Bonelli il 31 dicembre), deve far dichiarare senza indugio che è nata una stella.
Quando la Direzione del Ballo (che sarà peraltro vacante dal 14 gennaio) si deciderà a dare a Christian quel che è di Christian ovvero almeno il ruolo di solista che gli spetta (se non qualcosa di più)? Stesso identico discorso per Stefania Ballone che ero convinta fosse almeno solista e invece è in Corpo di Ballo... E' follia!! La sua matrigna è stata un pezzo di bravura e di intelligenza incredibile. Perchè bisogna ancora vedere talenti come i loro sfruttati in ruoli di primo piano ma segregati come carica in Corpo di Ballo? Sono i misteri della Scala che non capisco nè mai vorrò capire.

Passando al balletto questa nuova produzione, penso che Cenerentola sia il balletto classico che meglio si presti ad essere adattato sia per la natura della storia sia per l’assenza di un vero e proprio repertorio d’epoca. La mia esperienza parte dal ricordo della versione di Bortoluzzi con Luciana Savignano per poi passare attraverso Nureyev, Ashton, Wheeldon e poi molte molte altre versioni. Naturale quindi essere aperti e ben disposti a vedere una nuova versione, quella di Bigonzetti, nata ieri per il Teatro alla Scala.

Bigonzetti crea una Cinderella un po’ dark che ricalca le ombre della partitura di Prokofiev, ottimamente diretta da Jurowski. In questa chiave di lettura rientrano anche le splendide luci di Carlo Cerri, una sicurezza dai tempi di Aterballetto, che filtrano come attraverso finestroni e danno la dimensione della solitudine in spazi enormi e vuoti. Le proiezioni di Cerri sulle quinte e sullo sfondo ricreano perfettamente palazzi, sale e giardini in cui mutano le stagioni, con grande essenzialità ed eleganza.


La scelta dei costumi di Millenotti mi risulta più ostica. Lo stile fa riferimento al ‘600 di Velasquez: per gli uomini lo stile è perfetto. Sono tutti bellissimi con i bustini e gli stivali. Mentre sulle donne le crinoline sono molto difficili da indossare, non donano per niente e sono molto ingombranti soprattutto quando hanno le sopragonne lunghe. Meglio quando ballano solo in crinolina in versione corta come le sorellastre. Anche le parrucche non sono esattamente fatte per imbellire.

La scelta coreografica di Bigonzetti è una versione moderna che fonde il suo stile con una forte tecnica di punte classica. Alla fine del primo atto ho avuto qualche perplessità: poca coreografia, molta caratterizzazione, valida l’idea dei costumi rigidi a trompe l’oeuil di matrigna e sorellastre (su ispirazione della Petit mort di Kilian?), una grande Ballone matrigna veramente arcigna ed ironicamente delineata, molto buffe le due sorellastre grandi con Toppi che fa la bellona e Albano che fa la svampita. Nicoletta Manni è una Cenerentola timida e un po' sulle sue, con linee molto pulite  ed eleganti, e che a mio parere ha margini di lavoro sull'espressività. Le stagioni e le fate avrebbero potuto essere giocate meglio: nessuna presenza del corpo di ballo, le variazioni sono 4 assoli un po’ poverelli certamente non valorizzati dalle famigerate crinoline Bellissimi i quattro cavalieri Madau Coviello Messina e Lepera, che compaiono per poco nel primo atto, ma che fanno la loro parte nell’accenno del gran valzer, che lascia ottime speranze e prospettive per il secondo atto.



Ed è proprio nel secondo atto che la coreografia sboccia e vede la sua forza nei momenti di gruppo. Il movimento durante la mazurka e il Gran Valzer e nel secondo atto in generale è potente e di grande effetto, eseguito da un corpo di ballo preciso, convinto ed entusiasta su due diversi piani, il palco e un praticabile in alto che fa un effetto loggione molto scenografico. I 4 cavalieri sono stati eccezionali, per sincronia fluidità e qualità di movimento, e Stefania Ballone incredibile per carattere, ironia ed intelligenza interpretativa nel suo assolo.



Notevoli i tratti comici ma anche tecnici delle due sorellastre, Toppi e Albano. L'entrata di Fagetti è stata da star e, dopo aver visto Bolle nella stessa parte, è stata lampante la differenza nell'aderenza di Fagetti allo stile un po' jazzato e la sua forza caratteriale dell'interpretazione della coreografia: uno splendido Fagetti, che altri hanno definito un diamante grezzo ma che ormai di grezzo ha ben poco. Intenso il passo a due: la coreografia necessita di ballerine con estensioni da contorsionismo e genera un effetto un po' strano . Il fatto che Cinderella perda la gonna, e non la scarpa ,non disturba, è solo una forzatura interpretativa che però è espressa in modo gradevole. In un tempo in cui tante icone crollano, ci può anche stare.


La magia continua nel terzo atto, fino al compiersi della vicenda culminando in un passo a due appassionato e esteticamente abbastanza pregevole con qualche passaggio un po' azzardato ma nel complesso efficace.
Insomma, uno spettacolo gradevole con più pregi che difetti e e che ha lasciato il pubblico entusiasta. Molto bene per il Corpo di Ballo che ha dato una prestazione di alto livello, di cui aveva proprio bisogno in questo periodo di incertezze. Si esce soddisfatti.

Un’ultima cosa: mi manca Murru. E anche la Montanari. E anche certi spettacoli di una volta. Ecco. L’ho detto.










































sabato 21 novembre 2015

Histoire de Manon - Claudio Coviello e Sarah Lamb



In una serata surreale con la Scala imbottita di polizia in quanto obiettivo sensibile dopo gli attacchi di Parigi, ecco questa Manon di Sarah Lamb arrivata per la prima volta a Milano dopo una serie di incertezze sulla presenza di Osipova che per motivi ufficialmente ignoti ha dato forfait.

Sarah Lamb porta la sua Manon delicata, seduttiva ed estremamente elegante, alla Scala e ottiene un notevole successo accanto ad un Coviello più maturo e convincente, anche se a mio parere ancora deve lavorare sulla personalità di Des Grieux.



Magica l'intesa fra i due che ha reso tutta la vicenda credibile e appassionante. Lei è molto bella e brva e ha un grande esperienza nel ruolo imparato nella compagnia di origine, lui ha un'ottima tecnica ma forse per me è ancora un po' superficiale. Comunque nella scena della sala da gioco è stato molto convincente così come nello Swamp pdd.



Un grande Angelo Greco nel ruolo di Lescaut tiene la scena come un artista completo e la sua presenza scenica oltre che la sua tecnica sono di alto livello.

  
Gran bella serata da ricordare, intima e con un bello scambio di pathos tra palco e pubblico.