Trittico molto variegato alla Scala, con due nuove produzioni per Eugenio Scigliano , il trio Ballone-Gavazzi-Messina, e la ripresa di Symphony in C.
Il Corpo di Ballo della Scala conferma di essere in una forma smagliante e quando balla dei titoli che lo stimolano tira fuori una grinta non da poco. Symphony in C, rimesso in scena da Colleen Neary, è di una difficoltà assurda e tutti i movimenti sono stati interpretati in modo eccelso da quattro coppie di primi ballerini (non lo saranno tutti sulla carta, ma alla prova dei fatti lo sono eccome).
Tutti bravi quindi: il cdb, i solisti, le prime ballerine Arduino, Manni, Toppi, Valerio e i loro partners Andrjianshenko, Bolle, Coviello, Agostino.
Vince l'ensemble per stile, sincronia: qualcuno dice che non tutti hanno fisici balanchiniani, ma mi si perdoni, un bel chisssenefrega quando c'è una tale qualità di esecuzione.
Ma due su tutti, per me, Arduino e Coviello.
Martina Arduino è da urlo, ha un contatto con la platea immediato, uno sguardo vivo brillante che ti trascina nella danza. Poi certo, è in stile e tecnicamente perfetta, ma quella cosa lì che si chiama saper stare in scena, non è affatto comune. Non oso immaginare come sarebbe se facesse parte di una compagnia in un teatro dove si balla di più..
Claudio Coviello nell'Allegro è stato fluido con un legato meraviglioso, salto leggerissimo e grande non chalance. Sta raggiungendo una bella maturità artistica. Stupendo in coppia con una raggiante Toppi.
Secondo movimento: Manni Bolle. Quell'adagio mozzafiato con annesso penchè con naso sulla gamba, è stato affrontato con grande lirismo da Manni e Bolle è davvero un grande partner, e l'ha tenuta perfettamente in asse. Belli loro, bella l'intesa.
L'ensemble finale del quarto movimento, introdotto da Valerio e Agostino, porta ad un finale in crescendo esaltante. Forse ad un occhio più professionale, qualcosa da migliorare c'è sempre, ma per una umile spettatrice presa da esaltazione scaligero-balanchiniana, è stato tutto meraviglioso.
Sheherazade di Eugenio Scigliano è un lavoro profondo che alla seconda visione mi è piaciuto di più.
L'interpretazione che Scigliano ha dato sulla violenza sulle donne ha
riportato la storia di Zobeide ai giorni nostri senza snaturarla.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sh%C3%A9h%C3%A9razade_(balletto)
Il passo a due centrale di Zobeide e dello Schiavo alla generale mi era sembrato un po' vuoto di coreografia e molto calcato sull'interpretazione erotica dell'incontro tra i due. In realtà ad una seconda visione l'ho capito meglio ed è anche tenero, a tratti emozionante, e l'intreccio coreografico c'è eccome.
Una grande Toppi, molto comunicativa e sempre in scena.
Un potente e cattivo (e bello) Gioacchino Starace nella parte dello Shah Shariar in coppia con l'altro cattivo fratello severissimo Zahman Marco Agostino e poi Gabriele Corrado poi sostituito da Del Freo entrambi schiavi dalla efficace fisicità erotica 😊.
Potenti i tagli di luce di Cerri, magari qualche volta il palco un po'
più illuminato facilita la visione all'anziano spettatore (io).
Su La Valse fatico a pronunciarmi per il semplice motivo che è troppo diversa dalle versioni a cui sono abituata. Non mi ritrovo nei gesti, nei movimenti concitati di massa e nei diversi punti di fuoco che mi fanno perdere l'attenzione, ma apprezzo l'esperimento a sei mani dei giovani coreografi scaligeri. Ci sono due momenti belli all'inizio con le ombre giganti delle coppie di valzer e verso la fine quando le coppie accennano ad un giro di valzer nella semi oscurità che ben rappresentano l'atmosfera inquietante della partitura.
Amo la potenza drammatica della Valse, che non è l'apoteosi del valzer, ma una nebbia di inquietudine che si rarefa ogni tanto per far intravedere fugaci momenti di nitidezza mostrando coppie che ballano il valzer sull'orlo dell'abisso. Per me questa è La Valse di oggi: è la nostra società che sta ballando sull'abisso. E se smette di ballare è persa, come diceva Pina.
PS: tralascio di commentare il fatto che all'annuncio della stagione 16/17,il cartellone prevedeva solo la Valse e Shererazade, lasciando la serata alquanto striminzita (un'ora scarsa). Quindi si è proceduto al volo ad infilarci in mezzo Symphony in C che ovviamente ben venga, ma in termini di direzione artistica resta un mistero. Sono certa che il cartellone 17/18 sarà più meditato😊.